Month: Gennaio 2018

ToBeRead January ’18

ToBeRead January ’18

Eccoci di nuovo qua, miei cari lettori.

Un’altro mese è passato e siamo giunti nell’anno nuovo, con tanti buoni propositi e tante cose nuove che vogliamo cominciare. I miei buoni propositi sono quelli di leggere di piùù ovviamente.

Non c’è e non ci sarà mai abbastanza tempo e non basterà una vita intera per poter leggere tutti i libri che sono stati scritti, però provarci non cista nulla :P!

Vi sono stati regalati dei libri per Natale? Io direi che iniziare da quelli non sarebbe male, a meno che non ne abbiate in arretrato.

Fortunatamente grazie alla mia WishList i miei libri di Natale sono stati tutti azzeccati!

Io come al solito in arretrato ne ho tanti ma per questo mese mi piacerebbe leggere questi che vi mostro qua sotto, fatemi sapere i vostri acquisti e i vostri regali. Sono molto curiosa!

 

Scrivere è un mestiere pericoloso

Scrivere è un mestiere pericoloso – Alice Basso

Vani si ritrova al punto di partenza, di nuovo single dopo che la sua storia con uno degli scrittori più in voga e più sexy di Torino è finita in maniera drastica (o almeno Vani l’ha fatta finire in maniera drastica) e sempre a fare la ghostwriter, anche se con un aumento dello stipendio.

Una cosa però nella sua vita è cambiata: ora lavora per il commissario Berganza come consulente. La sua empatia e la sua deduzione nella risoluzione del primo caso l’ha messa sotto una luce particolare agli occhi del commissario che l’ha voluto subito al suo fianco. E questa volta i due si ritrovano a dover far luce su un caso molto particolare che coinvolge una delle famiglie più famose e conosciute di tutta Torino: i Giay Marin.

Berganza e Vani devono risolvere un caso che sembrava aver trovato un colpevole molto tempo prima: durante un’intervista per un libro di cucina l’anziana cuoca della famiglia dichiara di essere stata lei ad uccidere uno dei figli di Armando Giay Marin, l’erede dell’azienda Alberto Giay Marin, quando invece era stato accusato il fratello Aldo.

Come si sono svolti davvero i fatti?

“«Lei dice sempre che io non capisco un accidenti di quello che provo, e dunque potrei sbagliarmi come mio solito, ma no, stavolta non credo. Sono piuttosto certa di non volere più tra i piedi quel bastardo. Il problema è che mi accorgo che non mi sarebbe dispiaciuto se anziché poco più di due settimane d’inferno gli fosse toccata , che so, l’eternità. O se non si fosse mostrato così ostentatamente felice poco fa per strada. O se non avesse fatto uso delle mie teorie per riabilitarsi – quel testadicazzo, non sa proprio fare un accidente senza un ghostwriter, a quanto pare. Però, lo sa? La cosa che mi piace di meno è che queste cose mi secchino. Il fatto che mi secchino è la cosa che mi secca di più…»”

Commento:

Ed eccoci di nuovo dentro una nuova avventura della nostra Vani, e come dicevo del primo, mi stupisce quanto mi possa piacere un libro ambientato nella mia città e nei luoghi che conosco.

Le descrizioni questa volta, anche se sono precise e perfette, non le devo immaginare, ma sono luoghi che conosco davvero e nella quale sono stata anche io di persona. Devo ammettere, però, che anche se torinese, la prima cosa che ho fatto iniziando a leggere questo libro è stata andare a cercare su internet se la famiglia Giay Marin fosse esistita davvero (ahahahahah)!

Il suo modo di parlare semplice poi è strabiliante: ha fatto si che il libro me lo sia davvero mangiato in poco tempo e la storia non è per nulla banale.

C’è la suspance, il desiderio di conoscere la verità e i colpi di scena si trovano nel punto esatto per far riaprire gli occhi e mettere di nuovo attenzione al racconto.

Vani poi è un personaggio che sa essere molto saccente con il giusto mix di umorismo, caratteristiche che vorremo vedere tutti nelle nostre amicizie: purtroppo Vani odia tutti e quindi odierebbe anche noi a prescindere. Ottima lettura, piacevole nella quale perdersi, e mi hanno detto che il terzo capitolo di questa autrice e anche meglio.

Nell’attesa di di leggerlo,

Buona lettura a tutte/i voi!

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La vedova

La vedova – Fiona Barton

Vi siete mai chiesti cosa può passare nella mente di un assassino? Com’è può essere stata la sua vita comune prima di arrivare a commettere un orrore così? E se vi dicessi che quell’assassino ha abusato della sua piccola vittima prima di ucciderla?

Jean e Glen Taylor sono una coppia di giovani sposini tormentati dalla vita quotidiana di tutti i giorni: lavoro per lui, e badare alla casa per lei. Quando un giorno un fatto terribile inizierà a perseguitare entrambi in modi diversi. In un quartiere non molto lontano dal loro una piccola bambina di soli 3 anni scompare nel nulla senza lasciare traccia di se.

Glen viene interrogato come possibile sospettato della scomparsa della bimba, poiché per puro caso il giorno della scomparsa di Bella lui si trovava in quel luogo per una consegna di lavoro, ma con il passare del tempo tutti gli indizi sembrano portare a lui come unico sospettato e quindi come colpevole.

Jean invece è perseguitata dall’idea che lei non potrà mai avere un bambino a causa dell’infertilità di suo marito e quella donna è riuscita a farsi portare via il bene più prezioso che esista. Ma davvero suo marito può essere arrivato a tanto? Glen è davvero l’uomo che pensava di aver sposato o un’altra personalità si trovava nascosta in lui?

“E’ stato allora che ha smesso di sentirsi in colpa perché era sterile e ha cominciato a dire che in realtà eravamo fortunati, perché se non altro io avevo lui,e lui me. Io cercavo di sentirmi fortunata, ma non ci riuscivo. Però nella fortuna ci credo, da sempre. Mi piace pensare che la vita delle persone possa cambiare in un attimo. Come quelli che vincono al lotto o a Chi vuol essere milionario?: prima sei una donna come tante, e un minuto dopo, zac! sei ricca. Ogni settimana compro un biglietto della lotteria, e sono capace di passare una mattina intera a fantasticare su cosa farei se vincessi. In effetti lo so già, cosa farei: mi comprerei una grande casa in riva al mare – un posto pieno di sole, magari all’estero – e adotterei degli orfanelli.”

Commento:

E’ un libro molto particolare: raramente mi capita di leggere la storia narrata passo dopo passo ma da più persone che raccontano fatti da punti di vista diversi e tutto ciò risulta molto interessante.

La scrittura è semplice da leggere e le descrizioni rimangono facilmente in testa, questo fa si che il libro risulti molto scorrevole e si possa leggere in modo abbastanza veloce. La storia poi, se pur può risultare un argomento pesante, è davvero originale e quindi da premiare.

Un paio di cose non mi sono piaciute particolarmente: in primo luogo i personaggi ( a parte Jean e Glen che sono i protagonisti) non vengono quasi mai descritti e non si può capire chi siano realmente, il loro carattere e ciò rende difficile potersi immedesimare in loro.

In secondo luogo la storia è molto lineare. Più che un thriller con suspance e momenti di tensione a me sembra una semplice ricostruzione dei fatti da parte dell’ispettore con l’aiuto della giornalista.

Non c’è all’interno del racconto nessun alto e basso che tenga i nostri sensi all’erta; nessun colpo di scena che possa farci ridestare un po’ e cambiare idea sull’identità dell’assassino. Mi aspettavo davvero che nelle ultime pagine si scoprisse che ciò che si era creduto vero fino a quel momento fosse in realtà un enorme bugia. E invece no.

Mi spiace perché la storia dietro era davvero bella, ma forse l’avrei sviluppata in modo diverso.

Buona lettura a tutte/i voi!

 

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