Dillo tu a mammà – Pierpaolo Mandetta

Samuele vive a Milano ormai da molti anni e già da tempo convive con il suo compagno Gilberto, ma c’è una questione rimasta in sospeso ormai da troppo tempo.

Samuele deve dire alla sua famiglia di essere omosessuale, ala fine proprio per questo motivo era scappato anni addietro dal magnifico cilento, o no?! Insieme alla sua amica Claudia, Samuele prende quel maledetto treno e si avvia verso la sua prima casa con l’intento di confessare tutto e di prendersi del tempo per capire se ama davvero il suo compagno tanto da sposarlo o forse proprio la sua insicurezza nasce dal fatto che il suo amore non è forte abbastanza.

Lui abita in un piccolo paese e confessare tutto vuol dire esporsi al giudizio di tutte quelle persone che l’hanno visto crescere negli anni e maturare e infine fuggire via. Le cose non diventano semplici da affrontare, soprattutto se tuo padre intuisce qualcosa di sbagliato, e cioè che tu, sì, ti voglia sposare, ma che la sposa sarà la tua amica Claudia che hai portato giù proprio per farla conoscere.

Mamma che guaio, e adesso come si farà?

“Eccolo lì, mio padre. Non si è curato di insegnarmi niente, non mi ha spronato a studiare, ha snobbato con scetticismo i miei primi racconti, scritti sul bancone della ferramenta. Da quando il mio blog è diventato redditizio, però, è lì pronto a pavoneggiarsi. Per prendersi il merito. Per assicurare alla massa che c’è la sua impronta nella mia arte e nei miei risultati, che ha collaborato all’impasto della mia personalità e del mio intelletto. Ricordo ancora quel giorno in cui spinsi le valigie nel cortile e lui, negativo e tradito nelle sue aspettative, disse che tanto avrei faticato a trovare un lavoro. «Secondo me tra un mese stai di nuovo qui» mormorò.”

Commento:

Scrivere del proprio coming out credo sia sempre una cosa molto difficile e romanzarlo perché risulti una storia romantica mista al divertente credo sia ancora più complicato. Ma Mandetta ci ha provato.

Detto sinceramente il libro non mi ha fatto impazzire; all’inizio la storia sembrava molto carina e particolare, già non e facile rapportarsi con l’avere dei genitori del sud non abituati a determinate cose, figuriamoci se si sente anche il bisogno di dover confessare la propria omosessualità, ma quello che mi ha lasciato un attimo interdetta sia l’inserirsi di tante storie all’interno di una sola, tanto da far sembrare il racconto eccessivo.

Escono fuori amanti, amori segreti e non corrisposti e intrighi da ogni dove. L’impressione è quella che l’autore abbia voluto aggiungere elementi su elementi tanto da farlo diventare un racconto abbastanza lungo, l’effetto su di me è stato quello di pensare che fosse troppo carico di cose che alla fine non c’entravano nulla con la storia iniziale.

E vogliamo parlare del finale? Buttato lì per chiudere il libro: senza senso e senza una reale connessione, giusto per cercare di dare un lieto fine al libro ma il protagonista non risolve i suoi problemi e di sicuro non capisce cosa li ha causati.
Per carità leggetelo per la curiosità, ma non vi entusiasmate troppo.
PS. Comunque la zia Cherubina mi fa pensare a tutte le anziane che incontro sull’autobus, ancora vecchio stampo e con le vecchie credenze impresse in testa e sempre pronta a lamentarsi di tutto e a criticare ogni cosa!

Buona lettura a tutte/i voi!