La festa dei limoni – Marco Braico

Gabriele Longo è un professore di matematica in un liceo e la sua vita è tranquilla e quasi abitudinaria insieme a sua moglie Stefania e a suo figlio Roberto. Lavoro, famiglia e qualche giornata di relax a Mentone e come sempre gli acciacchi che arrivano con l’età. Eppure quel piccolo dolorino al fianco sembrava essere più fastidioso del solito. Appena possibile avrebbe fatto un controllo. Tra compiti di matematica da correggere e un bambino alla quale insegnare il senso della vita, la visita viene fatta ma il responso non è quello che ci si poteva aspettare: nessun accertamento da fare e nessuna guarigione con qualche pillola da prendere. La causa di quel semplice e fastidioso dolorino è una leucemia.

E’ da qui che la sua vita cambierà radicalmente e l’abitudinaria vita da professore sposato cambia notevolmente, diventando il centro delle attenzioni di tutte quelle persone buone che lo hanno sempre circondato. Vivere in ospedale è una cosa difficile, tanto per le cure che inizialmente sembrano ucciderti più della malattia, tanto per le persone che hai accanto che sembrano sparire giorno per giorno. Ma Gabriele è uno tosto e la malattia se la mangia a colazione ed è l’anima della festa in un ospedale che non conosce più il significato della parola speranza.

Ma la forza di sua moglie, dei suoi amici, dei suoi amati studenti e soprattutto di suo figlio sono ciò che gli da forza ogni giorno fino al giorno in cui tutto cambierà di nuovo!

“La vestizione del malato è un’operazione buffa e chissà, per quale motivo, frettolosa. Si deve fare tutto subito, anche perché ci si sente osservati dai compagni di stanza, esperti del ruolo, che non perdono l’occasione per darti suggerimenti sul layout dell’abitacolo e, se ci sta, ci buttano già un embrione di racconto della loro malattia di cui in fondo sono molto orgogliosi, soprattutto se è più grave della tua. «…Eh, la mia è quella mieloide, la peggiore!» mi dice il compagno di destra. Vuole screditare la mia Leucemia linfoide acuta, detta LLA, di cui sono proprietario e a questo punto pure acerrimo difensore. E’ peggio la mia, e che cavolo! Mi vesto velocemente e ricevo altrettanto velocemente il pigiama dispiegato con amore e garbo da Stefania.”

Commento:

Quando ho iniziato a leggere questo libro avevo tanta paura: conosco l’autore ed entrare così nei dettagli di una vita privata è sempre strano. Tutto è reso ancora più difficile dal fatto che la sua, in questo caso, non sia stata una vita semplice, normale e tranquilla. Ma è stata davvero una sorpresa leggere di questo personaggio particolare che riusciva a far ridere tutto l’ospedale nonostante quello che gli stava succedendo.

Mi ha fatto vivere emozioni contrastanti: ero angosciata perché queste cose brutte capitano sempre alle persone migliori e allo stesso tempo ridevo a crepapelle tutto il tempo. Come si può ridere della malattia?

E’ questa la cura identificata da Marco; proprio ridere della malattia e cercare di far ridere tutti, prendere forse anche un po’ in modo esagerato, sotto gamba la malattia lo ha fatto sopravvivere in un luogo cupo e annientato dalla malattia. Il reparto oncologico.

L’insegnamento di questo libro è enorme e forse farebbe bene leggerlo per capire cosa vuol dire avere paura e vincere sulla paura e su tutto, perché si Gabriele non ha vinto solo sulla malattia ma ha vinto sulla VITA!

L’ambientazione del liceo, poi, mi ha fatto immedesimare molto in quello che avveniva nella mia scuola a quell’età e, anche se nessuno di noi fortunatamente, ha dovuto vivere un’esperienza del genere, il legame che si crea per i 5 anni di liceo con i professori è forte tanto da pensare di poter essere noi a sostenere lui nel bisogno e non sempre e solo viceversa.

Un libro bellissimo che meriterebbe di essere letto più e più volte da ognuno di noi.

Cosa state aspettando? Andate subito a comprarlo (anche perché parte del suo ricavato viene donato in beneficenza proprio negli ospedali) e leggetelo seduta stante!

Buona lettura a tutte/i voi!