La ragazza che giocava con il fuoco – Stieg Larsson

Dopo un periodo felice Lisbeth decide di fuggire dalla Svezia e di viaggiare per il mondo. Nell’ultima inchiesta svolta e risolta insieme a Mikael è riuscita a rubare dal conto corrente di Wennerstrom così tanti soldi da poter fare quello che vuole sempre e non dover pensare mai più a lavorare. Ma fuggire per un anno intero per lei avrebbe significato fuggire da Mikael. Lui continua ad essere un donnaiolo e a lei piacerebbe molto di più da tutto questo.

Nel frattempo Millennium vuole partire con un altro scandalo bomba: un certo Dag Svennson è riuscito ad indagare e ad ottenere delle interviste con degli uomini che sarebbero coinvolti in un giro di traffico di prostitute minorenni. Tra questi nomi sarebbero coinvolti vari personaggi, tra cui poliziotti, avvocati e nomi noti al paese.

Nel frattempo l’avvocato Bjurman, tutore di Lisbeth, ricattato dalla stessa cerca di nascondersi per scoprire di più sul passato di Lisbeth e per far si che lo lasci in pace per l’ultima volta.

Ma una notte Dag Svennson, sua moglie Mia e l’avvocato Bjurman vengono trovati uccisi nei rispettivi appartamenti e l’unica sospettata e l’unico punto di congiunzione è proprio Lisbeth. Quali sono i motivi che l’hanno spinta a tanto? E, sarà davvero stata lei ad uccidere due ragazzi innocenti ed un avvocato stupratore?

La polizia, la Milton Security e, ovviamente, anche Millennium faranno di tutto per tentare di scoprire l’assassino ma sembra esserci anche un altro nome che ricongiunge tutti i fatti: Zala!

“Quando altri sono schiacciati dal dolore il giornalista diventa efficiente. Nonostante lo shock che stordiva i membri della redazione di Millennium, il ruolo professionale aveva preso il sopravvento e si era canalizzato brutalmente nel lavoro. Per Mikael era ovvio. E Dag che era della stessa pasta avrebbe fatto esattamente lo stesso se i ruoli fossero stati invertiti. Si sarebbe chiesto cosa poteva fare Mikael. Dag aveva lasciato un’eredità, un manoscritto con un’inchiesta esplosiva. Aveva lavorato diversi anni a raccogliere materiale e classificare dati, un compito nel quale aveva messo tutta l’anima ma che non avrebbe più potuto portare a termine.”

Commento:

Come anche il primo libro di questa serie, sappiate che è stato molto difficile riuscire a scrivere e a ridurre una trama molto lunga ed estremamente complicata per farla diventare qualcosa di comprensibile e leggibile. Sicuramente se avrete già letto il primo capitolo, non dovrò essere certo io a convincervi a continuare la serie, ma ci avrà già pensato il grande Stieg.

Entrambi i libri sono davvero lunghi (750 pagine nono sono poche per questo secondo capitolo), ma devo ammettere che, per quanto riguarda il secondo, ho fatto molto più fatica a leggerlo. La parte iniziale non sembra centrare nulla con il resto del libro; alla fine capisci che è esclusivamente un introduzione a Lisbeth. E la parte centrale sembra infinita.

Non si arriva mai al punto della situazione: tutto diventa chiaro verso le ultime 200 pagine del libro e prima viaggiano e volano supposizioni. Nella tua testa appaiono mille soluzioni al caso ma che continui a non collegare con i fatti reali perché non ti vengono dati e detti dei pezzi, fino all’ultimo momento quando poi tutto viene svelato.

I personaggi invece, che già conosciamo, in questo secondo capitolo, finalmente vengono resi “umani”. Entrambi, sia Lisbeth che Mikael, riescono ad ammettere a loro stessi di provare sentimenti quale amore e lealtà.

ATTENZIONE PICCOLO SPOILER: sappiate che la fine in questo capitolo non esiste! Ancore tante e troppe questioni vengono lasciate aperte. Sarà stato un modo per non farci tentennare e obbligarci a leggere il terzo capitolo?

Chissà! Nel frattempo:

Buona lettura a tutte/i voi!