Il rumore della pioggia

Il rumore della pioggia – Gigi Paoli

Sono ormai alcuni giorni che Firenze è sferzata da una pioggia battente e, come se non bastasse, la visita del presidente israeliano ha completamente paralizzato la città.

Carlo Alberto Marchi è intrappolato nella sua auto che da casa lo porta al Palazzo di Giustizia, quando apprende una notizia davvero ghiotta per un cronista di giudiziaria a corto di esclusive: all’alba, in un antico palazzo di via Maggio, la prestigiosa strada degli antiquari, viene trovato morto con ventitré coltellate l’anziano commesso del negozio di antichità religiose più rinomato di Firenze. Un caso molto interessante anche perché il palazzo è di proprietà della Curia e sopra al negozio ha sede l’Economato.

Marchi si mette come un mastino alle calcagna dei magistrati nella speranza di tirar fuori uno scoop e chiudere finalmente la bocca al direttore del Nuovo Giornale. Sempre correndo come un pazzo, intendiamoci, perché a casa c’è Donata, la figlia di dieci anni che inizia a lanciare i primi segnali di un’adolescenza decisamente in anticipo. Ma stavolta conciliare il ruolo di padre single con quello di reporter d’assalto sembra davvero un’impresa disperata: sì, perché c’è tutto un mondo che ruota intorno al delitto di via Maggio e le ipotesi che si affacciano sono sempre più inquietanti.

Su tutte, l’ombra della massoneria, che in città è prospera e granitica da secoli. E l’inchiesta corre veloce in una Firenze improvvisamente gotica e oscura.

Recensione di “Il rumore della pioggia”:

3 stelle e 1/2.

Un giallo carino ambientata nella Firenze di oggi che porta alla luce un sacco di personaggi e di storia dell’Italia. Proprio questa parte è quella che ho preferito perché viene raccontata un po’ della nostra storia “segreta” e un po’ di quei problemi che vedono l’Italia protagonista ancora oggi.

La storia è molto carina e le descrizioni sono molto belle e accurate, tanto che spesso sono andata su internet per cercare le immagini di ciò che veniva descritto: la famosa “Gotham” per esempio, ma come anche il palazzo di tre piani in Borgo degli Albizi 18. Sì, sono molto curiosa e quindi dovevo verificare che quei posti esistessero per davvero.

Ho trovato difficile stare dietro alla quantità enorme di personaggi che ci vengono presentati. Su quello ho sempre delle difficoltà a ricordare i nomi e qui non è stato semplice, poiché, soprattutto all’inizio, vengono portati alla luce troppi nomi in troppi ruoli simili (almeno per me).

La risoluzione del caso non è stata banale, ma mi dispiace ammettere (da piccola signora in giallo che mi piace essere) che non sarebbe stato possibile capirlo prima di quando l’autore volesse farcelo sapere.

La scrittura è molto bella, semplice e colloquiale, contornata da umorismo che la rendono molto piacevole e scorrevole. Non si fa fatica a finire questo libro in breve tempo.

Assolutamente consigliato se volete qualcosa di leggero da leggere ma non banale.

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The player

The player – Vi Keeland

La prima volta che Delilah incontra il famoso quarterback Brody Easton è in uno spogliatoio maschile, al termine di una partita. È la sua prima intervista come commentatrice sportiva. Un incarico importante e conteso, per il quale sono stati presi in considerazione molti altri giornalisti uomini, ma sui quali Delilah ha avuto la meglio, dopo molta gavetta e molti sacrifici.

Figlia di un famoso giocatore di football, Delilah è praticamente cresciuta in questo mondo, una mosca bianca in un universo di testosterone, sa come muoversi e non è facile metterla in un angolo. Eppure, quando Brody Easton già alla prima domanda decide di mettersi a nudo, letteralmente, lasciando cadere l’asciugamano che lo copre, lei non sa proprio che fare.

A metterla in difficoltà non è tanto la statuaria bellezza, quanto l’atteggiamento provocatorio e la sfacciataggine dell’atleta che, fin da subito, inizia infatti a flirtare con lei. Ma Delilah non esce con i giocatori. O meglio, non esce con quel tipo di giocatore: di bell’aspetto, forte, arrogante, che vive di vittorie e conquiste, dentro e fuori dal campo. E Brody Easton in questo è un vero giocatore…

Recensione di “The player”:

Quest’anno mi sto proprio superando con tutte queste letture romance (dovremmo essere a 3/4 nel giro di circa 4 mesi, un bel record per me).

Qui qualche cliché lo abbiamo visto, è vero. Il classico innamoramento del latin lover, o del presunto tale. Anche se effettivamente, invece di essere portata avanti fino alla fine, qui lo vediamo fin da subito con una crescita progressiva della coppia. Diciamo che le storie d’amore per me mancano un po’ di colpi di scena, ecco.

Però abbiamo delle note positive, che in realtà porterebbero il mio voto ad essere 3 e mezzo. La scrittura dell’autrice è molto fluida e si fa leggere con piacere. Le pagine scorrono e non ci si rende conto di che velocità si sia presa, tanto che in un attimo era già tutto finito.

Il secondo lato positivo è stata la caratterizzazione dei personaggi. Ognuno di loro era accurato, ben pensato è credibile in ogni dialogo o gesto. A mio parere questa di un libro è la parte più difficile perché è come se dovessi tenere dentro di te più di una personalità e farla muovere, parlare e vestire o semplicemente comportare secondo il carattere che gli hai donato. Qui ognuno dei personaggi sembrava vivere di vita propria e questo è stato reso molto bene anche dalla bravura nella scrittura.

Tra l’altro vogliamo parlare dei nomi per nulla scontato che sono stati scelti?! Azzeccatissimi è piaciuto da matti, soprattutto quello di Indie, l’amica della protagonista.

Diciamo che il romance non tende mai ad essere una mia prima scelta, ma se questo è piaciuto a me, voi finirete per adorarlo 😛

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29 secondi

29 secondi – T. M. Logan

“Dammi un nome. Una persona. E io la farò scomparire.”Sarah vive da anni un’insostenibile situa- zione che la vede vittima delle molestie del suo capo, un maschilista della peggior specie, che tratta le donne come oggetti.Quando un giorno salva una bambina in difficoltà, non si aspetta niente in cambio.

Ma il suo gesto coraggioso, fa sì che un uomo tanto potente quanto pericoloso si senta in debito con lei. L’uomo vive in modo brutale e, nel suo particolare codice, tutti i debiti devono essere saldati.Sarah potrebbe avere così una via d’uscita, un modo per liberarsi in un attimo di tutti i suoi problemi e avere finalmente la vita che merita.

Ci sono solo tre condizioni: ha 72 ore per fornire un nome. Se rifiuta, l’offerta svanisce. E se accetta, non può più tirarsi indietro. È un patto irripetibile, un’offerta di quelle che capitano una volta sola. Nessuna conseguenza, nessun rischio di essere collegati, nessuna possibilità di essere scoperti. Non deve fare altro che una telefonata. Da 29 secondi.Perché, in fondo, ciascuno di noi ha un nome da dare.

Non è così?Il nuovo thriller psicologico di un autore straordinario che mette in scena la claustrofobica realtà a cui possono essere costrette diverse donne.

Recensione di “29 secondi”:

Era da tempo che non leggevo più un bel thriller. A causa di “cattive” compagnie mi ero immersa solo nella lettura di fantasy e quasi questo mondo iniziava a mancarmi. Meno male che in libreria ho ancora molti di loro da leggere.

Un thriller psicologico molto attuale che mi ha fatto capire quanto l’argomento della differenza tra uomo e donna nel mondo del lavoro resterà sempre un argomento critico da affrontare. Un thriller che mi ha messo i brividi nel leggerlo e nel leggere quelle conversazioni così realistiche e credibili da spaventare. L’autore, di cui avevo già letto il romanzo Bugie, ha voluto superarsi con questo volume usando il suo talento per legare il lettore alle parole che scorrono nel testo.

Come donna non posso dire di non essermi sentita subito coinvolta. Non perché qualcosa di anche lontanamente simile mi sia capitata personalmente, ma proprio perché per questo mi ritengo fortunata sapendo che ciò che viene raccontato in questo romanzo non è troppo lontano dalla verità di qualcuno.

Credo che sia un argomento terribile da leggere, ma che deve essere comunque letto per rendere consapevole anche una persona in più. Questo libro è uscito 5 anni fa e mi dispiace ammettere che non credo che dopo 5 anni le cose siano cambiate così tanto come avrebbero dovuto.
Più di un milione di donne ancora oggi subisce questo tipo di violenza sul posto di lavoro e a causa di questo è costretta a licenziarsi, trasferirsi, cambiare città, cambiare lavoro.

Ho adorato il personaggio di Sarah per una delle frasi finali che ha detto: “Io ho scelto di restare e combattere”. Io sarei una Sarah.
Io sono Sarah.

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Tra ieri e domani

Tra ieri e domani – Jennifer L. Armentrout

Credevo di aver rovinato tutto. Credevo di non avere più un futuro. Ma poi sei arrivato tu…

Basta un istante per cambiare per sempre il corso della tua vita. Lo sa bene Lena Wise. Fino a poco tempo prima, Lena era un missile puntato sul futuro: per lei, esistevano solo gli esami di ammissione all’università, il campionato di pallavolo e Sebastian, il suo migliore amico, di cui è segretamente innamorata.

Da quella notte, invece, non esiste più nulla. Non da quando un suo errore ha sconvolto per sempre l’esistenza delle persone a lei più care, facendola precipitare in un baratro di rimpianti. Adesso Lena non pensa più né al college né allo sport. Non vuole nemmeno vedere Sebastian. È convinta, infatti, di non meritare più il futuro per cui tanto lottava… Sebastian ha sempre rimandato a domani. Credeva di avere tempo: per impegnarsi di più negli studi, per allenarsi di più, per conquistare la ragazza dei suoi sogni…

Dopo quella terribile notte, invece, si rende conto che il domani non è scontato, è un dono. E lui vuole fare tutto il possibile per non sprecarlo. A cominciare da Lena: anche se ha paura di rovinare la loro amicizia, Sebastian deve trovare il coraggio di confessarle i suoi sentimenti. Prima, però, deve aiutarla a liberarsi dei sensi di colpa.

Ma il suo amore sarà abbastanza forte da convincere Lena a riprendere il cammino verso il futuro o si lascerà schiacciare dal peso del passato?

Recensione di “Tra ieri e domani”:

Non leggo spesso dei romance e forse per questo sono una pessima recensitrice di questo genere, ma cerco sempre di essere il più obiettiva possibile.

Questa autrice ha una dote straordinaria: sa raccontare anche storie drammatiche con una realtà impressionante, facendo provare al lettore un trasporto smisurato verso i suoi personaggi.

Mi sono piaciuti praticamente tutti i personaggi (tranne uno: Abbi) e la loro crescita esponenziale durante il racconto. In particolare mi è piaciuta molto la protagonista che ha reso reale la sofferenza dopo un dramma come quello che aveva subito, i sensi di colpa che ne scaturiscono e anche come a quell’età non si possa ragionare appieno a mente lucida per elaborare tante cose successe nella propria vita. Ho adorato anche gli scambi di dialoghi con battutine e frecciatine ovunque. È una tipologia di scrittura che mi piace: non sempre e per forza seriosa.

Perché allora tre stelline? Vi starete chiedendo. Beh, perché rimane pur sempre un romance con una cascata di cliché che arrivano fino al fondo del libro. Scusate ma queste parti non riesco proprio a superarle e forse non c’è soluzione per questa mia “malattia”. Spero però che apprezzerete il fatto che l’autrice secondo me ha un talento naturale e dopo questo leggerò un suo fantasy!

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The Atlas Six

The Atlas Six – Olivia Blake

Segreti. Tradimenti. Potere. Benvenuti nella Società Alessandrina. «Cos’altro se non la morte potrebbe conferire una tale vita alla conoscenza che proteggiamo?»

Ogni dieci anni, ai sei maghi più talentuosi in circolazione viene offerta la possibilità di conquistarsi un posto nella Società Alessandrina, l’istituzione più segreta ed esclusiva del mondo, che garantirà loro potere e prestigio oltre ogni limite. In occasione della nuova iniziazione, il misterioso Atlas Blakely sceglie: Libby Rhodes e Nico de Varona, due fisicisti che controllano gli elementi e sono in competizione da tempo immemore; Reina Mori, una naturalista che comprende il linguaggio della vita stessa; Parisa Kamali, una telepatica per cui la mente non conosce segreti; Callum Nova, un empatico in grado di far fare agli altri qualunque cosa; e Tristan Caine, capace di smascherare qualsiasi illusione.

Ciascuno dei prescelti dovrà dimostrare di meritare l’accesso alla Società e lottare con tutte le sue forze per ottenerlo, sebbene ciò significhi stringere alleanze con i nemici giurati e tradire gli amici più fidati.

Perché, anche se i candidati straordinari sono sei, i posti nella Società sono solo cinque. E nessuno vuole essere eliminato.

Recensione di “The Atlas Six”:

Sono molto indecisa sulla valutazione che darei a questo libro: 2 1/2? 3?

Non è un libro semplice da leggere è ancora meno non dev’essere stato un libro semplice da scrivere. Ammetto che si nota lo studio che è stato fatto precedentemente la stesura di questo capitolo e le note scientifiche sono molto elaborate. Forse non sono riuscita ad apprezzarlo per questo, non leggo troppo i fantascientifici.

Qui le descrizioni e le spiegazioni non si fanno mancare. Come neppure tutte quelle riflessioni introspettive sia scientifiche che umanistiche che vengono propinate all’interno: secondo me un po’ eccessive e ridondanti che mi hanno reso pesanti alcuni passaggi.

Effettivamente fino a oltre la metà, a mio parere, non succede nulla di rilevante, che ti faccia credere o sperare in movimento e azione. E in più la fine non mi ha nemmeno svoltato così tanto, da farmi ricredere sull’intero capitolo. L’ho trovato un po’ piatto e con dei buchi di trama. A volte tanto pensato e studiato, quanto lasciato al caso in altri punti.

È il mio giudizio personalissimo e con queste mie parole non faccio assolutamente nessuno spoiler su quello che accade o non accade.
Dovrete leggere anche voi per verificare o dissentire 😝

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Delitti a Fleat House

Delitti a Fleat House – Lucinda Riley

L’improvvisa morte di Charlie Cavendish, nell’austero dormitorio di Fleat House, è un evento scioccante che il preside è subito propenso a liquidare come un tragico incidente.

Ma la polizia non può escludere che si tratti di un crimine e il caso richiede il ritorno in servizio dell’ispettore Jazmine “Jazz” Hunter. Jazz ha le sue ragioni per aver abbandonato la carriera nella polizia di Londra e accetta con riluttanza di occuparsi dell’indagine come favore al suo vecchio capo.

Quando uno dei professori viene trovato morto e poco dopo un alunno scompare, è chiaro che la vicenda sia molto più complicata di quanto potesse sembrare all’inizio. Intrighi familiari, tradimenti e vendette: sono tanti i segreti racchiusi nelle mura di Fleat House e alcuni attendono di venire alla luce da tempo.

Recensione di “Delitti a Fleat House”:

Non è propriamente un 4 ma il voto si avvicina più a quest’ultimo che a 3. Mi ha sorpreso molto leggere questa autrice in un genere nuovo e devo dire che la sua scrittura incalzante è sempre apprezzata.
Il giallo qui è veramente basilare: no, non parlo della storia che è molto articolata e ben studiata (fatto mooooolto apprezzato da me).

Parlo però della struttura narrativa del giallo: ogni capitolo finisce con un cliffhanger utilizzato per rendere più scorrevole la lettura e tenere alta l’attenzione del lettore (espediente riuscito alla perfezione). Vengono inseriti parecchi personaggi e ognuno di loro ha un segreto da nascondere e quando tutti i nodi vengono al pettine si capisce l’intricata caratterizzazione dei personaggi.

Il voto non è altissimo perché il libro sembra anche fin troppo studiato nei dettagli, come fosse stato scritto da qualcuno alle prime armi che si basa su informazioni puramente tecniche per scriverlo. Non è un male, ma io personalmente preferisco gialli un po’ meno studiato a tavolino e più di cuore.

In più la protagonista, seppur con tutte le ragioni a suo vantaggio, viene idolatrata un po’ troppo per i miei gusti. A qualcuno nel suo ex lavoro dovrà pur stare antipatica, no?! E invece sembra che tutti la ammirino come fosse seduta alla destra del padre. Questa parte qui proprio non l’ho sopportata e alcune parti le ha rese non troppo credibili.

Per il resto, avesse potuto scriverne altri, li avrei letti tutti.

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Il ricordo che ho di te

Il ricordo che ho di te – Daniela Perelli

Emma ha realizzato il suo sogno di diventare una floral designer: la sua grande passione per i fiori nasce molti anni prima quando, ancora bambina, osservava quelle timide margherite selvatiche nascere, trovare il loro posto in quel giardino abbandonato e lugubre nel piccolo paese valdostano.

Anche Noè ha realizzato il suo sogno: è un’insegnante tanto amato dai suoi piccoli alunni e uno zio speciale per Matteo, il suo nipotino. Come Emma, anche lui non potrà mai dimenticare quelle piccole margherite che per entrambi rappresentano la nascita della loro amicizia e di come quel giardino, che ora è rimasto nei loro pensieri solo come un dolce ricordo, li ha cambiati profondamente.

Il loro piccolo ma grande giardino segreto che li aveva fatti sentire vivi fino al giorno della partenza di Noè per Genova. Un’amicizia continuata per anni grazie alle loro lettere, a sporadiche telefonate, senza però trovare il coraggio di rivedersi.

Fino a che, un giorno, Emma riceve un’inaspettata proposta di lavoro proprio nella grande città di mare. Non ci sono più scuse, adesso: per la prima volta dopo molti anni si incontreranno, riportando in superficie troppe emozioni che saranno difficili da gestire, per via dei tristi ricordi che in quelle lettere mai riaffioravano…

Recensione di “Il ricordo che ho di te”:

Non amo questo genere di libri e se non fosse per una challenge e per la copertina, forse, non lo avrei nemmeno notato. Devo ammettere che l’autrice ha una bella mano e la sua scrittura scorrevole è piacevole da leggere.

Sul genere, come dicevo all’inizio, sono una pessima promotrice. Infatti la storia mi è sembrata un po’ banale e dal finale scontato. È vero che le vicissitudini della vita portano a cambiare strada a volte ma i due personaggi sembrano avere un carattere all’inizio che diventa alla fine l’opposto.

Timido e introverso lui e dolce e sicura di sè lei. Alla fine i loro caratteri saranno completamente invertiti. Volontà dell’autrice? Probabile, ma questo rende un po’ meno credibile la storia.

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Dark Rise

Dark Rise – C. S. Pacat

Londra, 1821. Il mondo antico è scomparso insieme alla sua magia. Gli eroi sono morti, i castelli giacciono in rovina, e l’epica battaglia tra la Luce e l’Oscurità è caduta nell’oblio.

Solo l’Ordine dei Custodi ne tramanda la memoria e vigila, secolo dopo secolo, per preservare l’umanità dal ritorno del Re Nero. Will, un ragazzo in fuga dagli uomini che gli hanno ucciso la madre, viene rintracciato da un vecchio servitore che, prima di morire, lo indirizza dai Custodi.

È così che Will si trova catapultato in un mondo di leggende e magia, e scopre di avere un ruolo fondamentale nella lotta contro le Tenebre sempre più vicine. In una Londra minacciata dal ritorno del Re Nero, gli eroi e gli antieroi di una guerra a lungo dimenticata iniziano a pianificare le proprie strategie. E mentre i giovani discendenti delle due parti assumono i ruoli a cui sono destinati, si risvegliano antichi conflitti, vecchi amori e si forgiano nuove alleanze.

In questo scenario, Will si schiererà al fianco degli ultimi eroi della Luce per impedire che ciò che ha distrutto il loro mondo torni per annientare anche il suo.

Recensione di “Dark Rise”:

E gruppo di lettura fu anche per questo libro è per questa mia nuova autrice. La partenza è quella di un classico fantasy molto semplice ma la parte finale ti fa capire di non aver capito nulla e di dover rivedere tutte le tue opinioni.

I personaggi sono ben caratterizzati e le descrizioni molto ben fatte. La scrittura è semplice ma proprio per questo arriva subito al lettore e lo costringe a continuare a leggere.

Abbiamo Will, ragazzo per bene, che cerca di scappare dai cattivi e forse dal suo stesso destino, che però sembra trovarlo sempre per le strade di Londra. Violet, cresciuta all’ombra di suo fratello e del suo obiettivo che vuole raggiungere a tutti i costi, ma sarà davvero questo il suo destino?

Abbiamo i custodi, rinchiusi in una fortezza segreta che si preparano alla battaglia finale e abbiamo Simon e la parte dei cattivi che cercano di risvegliare un vecchio potere malvagio.
I rimandi ad altri epic fantasy sono davvero palesi e in ogni dove, ma nel complesso si fa leggere molto piacevolmente e la fine rende tutto più bello e inatteso.

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Mille splendidi soli

Mille splendidi soli – Khaled Hosseini

Nate a distanza di una generazione e con idee molto diverse, Mariam e Laila sono due donne che la guerra e la morte hanno costretto a condividere un destino comune.

Mentre affrontano i pericoli che le circondano – sia nella loro casa che per le strade di Kabul – Mariam e Laila danno vita a un rapporto che le rende sorelle e che alla fine cancellerà il corso delle loro vite e di quelle dei loro discendenti.

Recensione di “Mille splendidi soli”:

La prima domanda che mi sono fatta alla fine di questo libro è stata: ma come si può scrivere una storia così triste e straziante? Si può se si pensa che queste cose sono successe davvero ed erano la realtà fini a qualche anno fa. Forse in alcuni posti la realtà lo è ancora.

Questo libro fa davvero male, ma leggerlo è necessario per capire una cultura che non è la nostra è che ha segregato le donne fumo a ridurli a semplici involucri non pensanti. La cultura islamica è stata questo è in parte lo è ancora oggi. Cambiare questa mentalità non è semplice, ma è necessario se si vuole crescere come umani.

Mariam ci racconta la vita di una donna qualunque che è vissuta all’ombra di uomini inetti e privi di coraggio; Laila ci racconta una vita di speranza, che ha conosciuto più volte l’amore. Dai suoi genitori, a Tariq e alla stessa Mariam che ha deciso di dare la sua vita per salvare Laila, Tariq e i suoi bambini. Se non è questo amore, ditemi voi cos’è.

La scrittura non è proprio lèggerà, come non lo è la storia del resto, e il finale è davvero troppo lungo è pieno di parole e dettagli a volte inutili. Ma nel complesso è un libro meraviglioso che vale la pena di leggere. Anzi no, che DEVE essere letto.

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Un tè a Chaverton House

Un tè a Chaverton House – Alessia Gazzola

“Mi chiamo Angelica e questa è la lista delle cose che avevo immaginato per me: un fidanzato fedele, un bel terrazzino, genitori senza grandi aspettative. Peccato che nessuna si sia avverata. Ecco invece la lista delle cose che sono accadute: lasciare tutto, partire per l’Inghilterra e ritrovarmi con un lavoro inaspettato. Così sono arrivata a Chaverton House, un’antica dimora del Dorset.

Questo viaggio doveva essere solo una visita veloce per indagare su una vecchia storia di famiglia, e invece si è rivelato molto di più. Ora zittire la vocina che lega la scelta di restare ad Alessandro, lo sfuggente manager della tenuta, non è facile. Ma devo provarci.

Lui ha altro per la testa e anche io. Per esempio prepararmi per fare da guida ai turisti. Anche se ho scoperto che i libri non bastano, ma mi tocca imparare a memoria i particolari di una serie tv ambientata a Chaverton. La gente vuole solo riconoscere ogni angolo di ogni scena cult. Io invece preferisco servizi da tè, pareti dai motivi floreali e soprattutto la biblioteca, che custodisce le prime edizioni di Jane Austen e Emily Bronte. E come immergermi nei romanzi che amo. E questo non ha prezzo. O forse uno lo ha e neanche troppo basso: incontrare Alessandro è ormai la norma. E io subisco sempre di più il fascino della sua aria da nobiltà offesa. Forse la decisione di restare non è così giusta, perché io so bene che quello che non si dovrebbe fare è quello che si desidera di più.

Quello che non so è se seguire la testa o il cuore. Ma forse non vanno in direzioni opposte, anzi sono le uniche due rette parallele che possono incontrarsi”.

Alessia Gazzola, dopo “L’allieva”, torna con un nuovo libro che fa sognare tra dolci fatti in casa, la magia di un’ambientazione che riporta al fascino del passato e un piccolo mistero di famiglia da risolvere.

Recensione di “Un tè a Chaverton House”:

In realtà il mio voto dovrebbe essere un 2 stelle e mezzo. Questo perché ho trovato nel romanzo alcune cose che proprio non stavano in cielo né in terra. Ma partiamo dall’inizio:

Angelica è un bel personaggio e fin da subito mi è sembrato che immedesimarmi in lei sarebbe stato facile. Una ragazza alla quale vengono messe sulle spalle fin troppe aspettative da una famiglia esigente: aspettative ovviamente disattese da un carattere un po’ ribelle e che vuole fare ciò che piace e non ciò che è giusto. In pratica, una classica pecora nera (detto in modo bonario).

Dopo la chiusura del posto in cui lavorava decide di seguire una sua idea e cercare ciò che ancora si celava nei racconti di famiglia e parte per Londra. Li inizia la sua avventura e il mio stupore.

Non vi racconterò nei dettagli cosa succede nella storia ma c’è un punto preciso in cui il libro cambia completamente e diventa inverosimile e il punto è quello dove la protagonista dice una frase tipo: sei cambiato da quello che conoscevo. Contestualizzando la frase Angelica si riferisce al comportamento di Alessandro che però conosce solo da dieci giorni (dichiarato da lei stessa nel libro). Come si fa a pensare credibile una frase del genere, sapendo che le due persone non si conoscono affatto? E soprattutto come mai da quel punto anche la parte discorsiva cambia completamente registro e i dialoghi non sono più fluidi e credibili ma diventano macchinosi?

L’impressione generale è che la parte finale sia stata scritta in maniera più frettolosa rispetto al resto del romanzo e dei dettagli di stile si perdono completamente. Carina anche la storia generale del bisnonno, ma anche lì la spiegazione finale sembra essere stata un po’ buttata lì per dare senso al libro, ma poco pensata.

Ci sarebbe stato un buon potenziale, ma ritengo che il finale sia tutto per un romanzo e in questo caso ha rovinato il resto del romanzo.

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