Scrivere è un mestiere pericoloso – Alice Basso

Vani si ritrova al punto di partenza, di nuovo single dopo che la sua storia con uno degli scrittori più in voga e più sexy di Torino è finita in maniera drastica (o almeno Vani l’ha fatta finire in maniera drastica) e sempre a fare la ghostwriter, anche se con un aumento dello stipendio.

Una cosa però nella sua vita è cambiata: ora lavora per il commissario Berganza come consulente. La sua empatia e la sua deduzione nella risoluzione del primo caso l’ha messa sotto una luce particolare agli occhi del commissario che l’ha voluto subito al suo fianco. E questa volta i due si ritrovano a dover far luce su un caso molto particolare che coinvolge una delle famiglie più famose e conosciute di tutta Torino: i Giay Marin.

Berganza e Vani devono risolvere un caso che sembrava aver trovato un colpevole molto tempo prima: durante un’intervista per un libro di cucina l’anziana cuoca della famiglia dichiara di essere stata lei ad uccidere uno dei figli di Armando Giay Marin, l’erede dell’azienda Alberto Giay Marin, quando invece era stato accusato il fratello Aldo.

Come si sono svolti davvero i fatti?

“«Lei dice sempre che io non capisco un accidenti di quello che provo, e dunque potrei sbagliarmi come mio solito, ma no, stavolta non credo. Sono piuttosto certa di non volere più tra i piedi quel bastardo. Il problema è che mi accorgo che non mi sarebbe dispiaciuto se anziché poco più di due settimane d’inferno gli fosse toccata , che so, l’eternità. O se non si fosse mostrato così ostentatamente felice poco fa per strada. O se non avesse fatto uso delle mie teorie per riabilitarsi – quel testadicazzo, non sa proprio fare un accidente senza un ghostwriter, a quanto pare. Però, lo sa? La cosa che mi piace di meno è che queste cose mi secchino. Il fatto che mi secchino è la cosa che mi secca di più…»”

Commento:

Ed eccoci di nuovo dentro una nuova avventura della nostra Vani, e come dicevo del primo, mi stupisce quanto mi possa piacere un libro ambientato nella mia città e nei luoghi che conosco.

Le descrizioni questa volta, anche se sono precise e perfette, non le devo immaginare, ma sono luoghi che conosco davvero e nella quale sono stata anche io di persona. Devo ammettere, però, che anche se torinese, la prima cosa che ho fatto iniziando a leggere questo libro è stata andare a cercare su internet se la famiglia Giay Marin fosse esistita davvero (ahahahahah)!

Il suo modo di parlare semplice poi è strabiliante: ha fatto si che il libro me lo sia davvero mangiato in poco tempo e la storia non è per nulla banale.

C’è la suspance, il desiderio di conoscere la verità e i colpi di scena si trovano nel punto esatto per far riaprire gli occhi e mettere di nuovo attenzione al racconto.

Vani poi è un personaggio che sa essere molto saccente con il giusto mix di umorismo, caratteristiche che vorremo vedere tutti nelle nostre amicizie: purtroppo Vani odia tutti e quindi odierebbe anche noi a prescindere. Ottima lettura, piacevole nella quale perdersi, e mi hanno detto che il terzo capitolo di questa autrice e anche meglio.

Nell’attesa di di leggerlo,

Buona lettura a tutte/i voi!