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Conclusione Bet Reading Challenge

Conclusione Bet Reading Challenge

 

Buongiorno a tutte ragazze, finalmente siamo giunte alla fine di un nuovo anno. Dico finalmente, anche se vedo finire la mia prima challenge, perché sono dell’idea che tutto debba avere una fine prima o poi, per essere ricordata nel tempo. E’ stata una bellissima conclusione per la mia Bet Reading Challenge.

Spero davvero che questa mia prima edizione vi sia piaciuta e che vogliate in seguito continuare a seguirmi nelle mie rubriche e nelle mie future challenge. Spero che vi siate divertite tutte quante e che questo sia stato un bel modo per conoscerci e smaltire anche tante letture 🙂

E ora passiamo alle premiazioni. Vi scriverò di seguito l’elenco delle ragazze e i loro relativi punteggi in ordine decrescente. Vi ricordo che a Gennaio verranno contattate le prime tre classificate per la scelta del premio e che più o meno nello stesso periodo partiranno i gadget creati apposta per voi da me come ringraziamento per la partecipazione.

Vi chiedo scusa se non sono stata molto presente in questo ultimo periodo, ma nella mia vita privata ci sono stati tanti cambiamenti alla quale non potevo proprio non dare priorità e che non potevo prevedere. Questo è anche uno dei motivi per la quale non farò partire una nuova challenge fino a che queste situazioni non si saranno concluse 🙂

Passiamo adesso alla classifica:

  1. Marta con 711940 gettoni
  2. Antonella Maraio con 60690 gettoni
  3. Federica Melchiorre con 6770 gettoni
  4. Susybong con 4350 gettoni
  5. Rosaria con 2100 gettoni
  6. Fiorenza Borgia con 1630 gettoni
  7. Emanuela Brancato con 1550 gettoni
  8. Meshua con 1130 gettoni
  9. Il mondo di Drusie con 1000 gettoni
  10. Giulia Capacchietti con 1000 gettoni

Un mega applauso virtuale per le prime tre classificate e a tutte coloro che in generale hanno partecipato e che si sono divertite 🙂

Buone letture a tutti, buon inizio nuovo anno è che il 2020 posa essere per tutti voi gioioso e libroso!

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12 anni schiavo

12 anni schiavo – Solomon Northup

I 12 anni di schiavitù di Solomon Northup, un uomo nato libero, fu rapito a Washington nel 1841, poi ridotto in schiavitù per dodici, interminabili anni. In queste memorie, pubblicate per la prima volta nel 1853, troviamo tutta la sua storia: catturato con l’inganno a Washington da due mercanti che fingevano di essere interessati alle sue doti di violinista, venne drogato, legato e trascinato al mercato degli schiavi. Lì fu subito minacciato: se avesse rivelato di essere nato libero, sarebbe stato ucciso. Iniziarono così dodici anni di schiavitù, di violenze, brutalità e sofferenze senza fine.

Capì che gli schiavi valevano meno del bestiame: potevano essere picchiati, costretti a lavori massacranti, potevano morire nella completa indifferenza. Lui stesso venne assalito con un’ascia, minacciato di morte, fu costretto a uccidere per salvarsi. Poté vivere sulla sua pelle una delle pagine più nere della storia d’America, la piaga purulenta nascosta dietro la splendente vetrina del Paese che cresceva e abbatteva ogni confine. Persino il Campidoglio, il massimo monumento all’orgoglio americano, fu costruito dagli schiavi.

Poi, al culmine della disperazione, Solomon incontrò un uomo buono, un bianco che era completamente diverso dagli altri. A lui Solomon affidò una lettera per sua moglie, per farle sapere che era ancora vivo. Ebbe inizio il lungo, doloroso processo. E da quel momento tutto cambiò.

Recensione di “12 anni schiavo”:

Ero un po’ scettica, all’inizio, alla lettura di questo libro: il periodo storico non è che mi faccia impazzire e il fatto che sia ambientato in terre a me sconosciute non allettava di molto l’idea.

Sono contenta di poter affermare che mi sbagliavo. Il libro in realtà è molto bello e ben scritto: faccio sempre fatica ad immaginare come si possano ricordare con accuratezza così tanti dettagli della propria vita. Ma immagino che quando si provano emozioni tanto forti e brutte, ogni ricordo rimanga impresso in modo indelebile nella mente. E’ terribile pensare che non ci sia nulla di romanzato in questo libro e che ogni fatto sia davvero avvenuto più volte su esseri viventi umani come tutti noi.

12 anni schiavo è un libro esempio che dovrebbe aiutarci a ricordare sempre cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Anche se in tempi come i nostri mi venga il dubbio che si dimentichi molto spesso cosa succeda di pericoloso quando si inizia al razzismo una folla.

Salomon è capace di raccontarlo con freddezza e lucidità, quasi come se non fosse stato lui il protagonista della storia. Le parole usate sono semplici e arrivano dritto allo scopo. Raccontare la triste verità vissuta da un’intera razza impotente e denunciare cosa porta a fare l’odio per un’intera razza creduta inferiore. Ma saranno stati davvero loro la razza inferiore o noi che abbiamo pensato subito a come sottomettere esseri viventi?

Un libro intenso, da leggere e da seguire fin dalla prima parola. Ci vorrà del tempo per finirlo ma ne varrà davvero la pena.

Se vi piacciono romanzi che raccontino la storia consiglio:

Ramses. Il figlio della luce, Le tartarughe tornano sempre.

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Il volo dei cuori sospesi

Il volo dei cuori sospesi – Elvia Grazi

Le gemelle Ariele e Rebecca, di origine ebraica, non potrebbero essere più diverse. La prima, occhi così limpidi che ci si può vedere attraverso, è timida e schiva; la seconda, penetranti occhi verdi, è una ribelle pronta a sfidare tutto e tutti pur di non subire la vita. Ma Ariele possiede un talento che Rebecca non ha: fa sogni premonitori. Una fortuna e una condanna, perché spesso le cose che vede accadono senza che lei possa impedirlo. A nulla, infatti, servono quei sogni quando l’odio nazista si riversa sul paese in cui hanno trovato riparo.

Così, la loro madre Giuditta si trova costretta a prendere una decisione cui nessuno dovrebbe essere chiamato: può salvare solo una delle figlie. E sceglie di salvare Ariele, affidandola alle cure di un’amica, e di portare con sé ad Auschwitz Rebecca, convinta che il suo carattere forte potrà salvarla. Una decisione che lascia un segno indelebile nella storia di tutta la famiglia. Negli anni a venire, Rebecca, che sopravvive all’orrore dei campi, chiude il suo cuore al mondo e decide che a nessuno sarà più permesso di calpestarlo. Al contrario, Ariele cerca di non sprecare l’occasione che le è stata offerta. Accoglie l’amore che le viene dato e se ne fa portavoce nella vita di tutti giorni.

Senza mai tirarsi indietro. Anche quando Rebecca, con la quale non è più riuscita a ricostruire un rapporto, bussa alla sua porta e le chiede di occuparsi di una figlia, la sua, che non riesce nemmeno ad abbracciare, una bimba cui ha voluto dare un nome che racconta tutta una storia: Catena. Talvolta i ricordi sono come sassi che possono trascinarci a fondo, bloccando in un freddo, sincopato respiro gli ingranaggi del cuore.

Recensione di “Il volo dei cuori sospesi”:

Grazie al blog di Veronica e alla sue letture sono riuscita a conoscere questo libro molto particolare e controverso.

L’autrice racconta la storia di due giovani gemella ebree nate nel periodo del fascismo: ci racconta come due caratteri molto diversi possono rispondere alla discriminazione di genere su ragazzine in fase di adolescenza. Sappiamo bene tutti come i ragazzini possano essere crudeli non conoscendo a sufficienza le conseguenze delle proprie azioni. Ed è proprio quello che succede alle due gemelle e a sua madre Giuditta. Quando i rastrellamenti degli ebrei iniziano a farsi più vicini, le tre decidono di nascondersi. Ma vengono avvisate che sono state scoperte e a Giuditta viene proposto di salvare almeno una delle sue figlie.

Voi cosa avreste fatto al suo posto? Ariele, ragazza molto fragile e timida con il dono di poter sognare cosa succederà nel futuro. E poi Rebecca, dal carattere forte e intraprendente, che sa farsi rispettare da tutto e da tutti semplicemente usando lo sguardo. Torno a chiedervelo: voi davvero quale decisione avreste preso?

La decisione di Giuditta ha segnato in maniera profonda l’esistenza delle due gemelle: Ariele ha continuato a vivere la sua vita pensando che il modo migliore per vivere fosse quello di accontentare sempre il bisogno di tutti. E’ stata la figlia perfetta per la sua nuova famiglia, ma a causa di ciò non ha imparato ad amare se stessa, mettendosi sempre in un angolo. Rebecca invece ja visto troppo per essere una ragazzina e così ha deciso che mai più si sarebbe legata a nessuno, perché tanto l’amore porta solo sofferenza. Ha chiuso il suo cuore a tutto il mondo e a tutte le persone che le hanno dichiarato amore. Se nemmeno sua mamma è riuscita ad amarla tanto da salvarla dai campi di concentramento nessuno lo farà mai.

Un libro dall’apparenza semplice ma molto introspettivo che fa riflettere su come una singola azione possa portare a creare delle persone. Una scelta che può sembrarci sensata e fatta per il bene, invece possa portare a complicazioni irreparabili. Come può una madre sapere di aver preso le giuste scelte per i suoi figli? Anche qui nessuna risposta sarà mai giusta o sbagliata in maniera assoluta.

Libro molto bello e particolare, un po’ lento verso la fine, ma davvero consigliato.

Consigli: La sarta di Dachau, Nella terra della nuvola bianca

 

Il quadro segreto di Leonardo

Il quadro segreto di Leonardo – Fabio Delizzos

Roma, 1516. Nella vita di Leonardo da Vinci c’è una donna, affascinante e misteriosa. Una donna con un dono speciale che, insieme alla sua bellezza, suscita le brame di uomini potenti. Leonardo fa di tutto per proteggerla e spera di riuscire presto a portarla con sé in Francia. Una notte, nei pressi di Castel Sant’Angelo, è testimone involontario di un omicidio.

Sulle prime sembrerebbe un caso di ordinaria criminalità, ma qualcosa di oscuro si sta invece muovendo nell’ombra: un antico segreto è stato violato e un oggetto molto prezioso è stato rubato da un monastero. Leonardo è chiamato dal cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena a indagare sull’accaduto, per rintracciare gli artefici del furto: ma più scava in quel mistero, più si convince che c’è un collegamento tra i furti e l’omicidio cui ha assistito. Eventi terribili stanno per abbattersi su Roma e la donna che ama potrebbe essere in serio pericolo. Ha così inizio, per Leonardo, una corsa contro il tempo tra tetre sale anatomiche, meandri di antichi monasteri e misteri biblici.

Riuscirà a scongiurare la minaccia che incombe sulla Città Eterna e sulla donna che ama?

 

I colpi contro la porta gli gelarono il sangue. Leonardo si immobilizzò con il pennello fra le dita e ruotò lentamente la testa, in volto l’espressione di un condannato a morte in attesa del boia. <<Chi è?>>, chiese. <<Sono io, maestro, posso entrare?>>. Per fortuna era solo il buon Giovanfrancesco Melzi. Leonardo sospirò di sollievo, <<Avanti, Cesco, entra pure>>. L’allievo prediletto spalancò la bocca e sgranò gli occhi vedendo Leonardo davanti al cavalletto, con i pennelli in mano e una tavola di fronte.

Recensione di “Il quadro segreto di Leonardo”:

Forse ho giocato facile andando a leggere un libro di cui amo il personaggio. Leonardo, infatti, è uno dei miei personaggi storici preferiti. Ho sempre adorato la sua testa e la sua curiosità che lo ha portato ad essere uno dei più grandi inventore e precursori del Medioevo.

In questo libro però ho scoperto un Leonardo sotto un aspetto diverso: questo Leonardo Da Vinci ha amato non solo la scienza, ma anche una vera e propria donna. E chi se no, se non proprio la nostra amata Gioconda? Questa storia ha del straordinario. Su questo quadro le leggende che si sono succedute e create sono state molteplici durante il corso dei secoli. C’è chi ha detto che la Gioconda sarebbe proprio il nostro Leonardo camuffato sotto un viso di donna, e chi invece che fosse una semplice donna dell’epoca, magari una reale. Ma la versione che vede la Monna Lisa come amata del mio caro Leonardo, ecco, questa è la versione che ho più apprezzato.

Non solo scienziato, non solo amante della natura ma anche uomo in carne ed ossa, con tutti i suoi bisogni ed i suoi sentimenti.

E poi cosa ve lo dico a fare: in questo libro Leonardo è vegetariano, non per una questione di salute ma proprio perché ama gli animali e li rispetta in qualità di esseri viventi. Come non identificarmi subito, allora, in lui? E’ stato molto semplice quindi identificarmi in lui in questa versione. La storia poi creata per fargli da contorno, in realtà, non è stata poi così marginale.

Era già tanto, si disse Leonardo, che gli assassini di Allacci non si fossero accorti della sua presenza: i testimoni oculari degli omicidi non vivevano mai a lungo e, comunque, nel migliore dei casi, andavano incontro a problemi e seccature di varia natura. No, l’unica persona con cui doveva parlare era Honda.

Il libro infatti non si è incentrato nel descrive solo il personaggio di Leonardo, ma anche il suo contorno come amici, parenti, la corte in cui lavorava etc. etc. Come precisa l’autore la realtà è stata mescolata con la fantasia: ma il tutto è davvero amalgamato e liscio che non si capisce dove si fermi la finzione e inizi la realtà. Come ultimo aspetto, ma non meno importante: ho adorato la storia creata che coinvolge la Bibbia e il Cristianesimo in genere. I riferimenti reali a quella che è la sua lettura e l’interpretazione delle sue parole per creare un unguento che riportasse alla vita come già successo a Gesù nella sua resurrezione è stata fenomenale. Mi è proprio venuta voglia di leggere la Bibbia e darne una mia interpretazione. Magari anche io troverò la via per il Sacro Graal.

Sono davvero contenta di aver aspettato tanto l’uscita di questo libro e ringrazio tanto Chiara e Dolci per avermi dato l’opportunità di leggerlo.

Buona letture a tutti!

Libri consigliati: Sette giorni perfetti, Il codice Da Vinci

 

L’apprendista di Goya

 L’apprendista di Goya – Sara Di Furia

Madrid 1791, l’arte fiorisce sotto l’occhio vigile dell’Inquisizione. Manuèl Alvèra vive e lavora nel colorificio di famiglia, abile come nessun altro nella miscelazione dei pigmenti. Goya in persona, un giorno, colpito dalla sua abilità, lo richiede al padre come apprendista con la promessa di farlo diventare un pittore di fama.

Intanto, nel giro di poco tempo, in città vengono ritrovati diversi cadaveri, tutti di famosi artisti madrileni assassinati secondo il medesimo modus operandi: il corpo massacrato, denudato e scuoiato. Madrid è in subbuglio e mentre l’inquisitore attribuisce la responsabilità di quanto sta accadendo al mero peccato di vanità commesso dai pittori, Manuèl inizia ad avere il sospetto che proprio Goya sia coinvolto negli omicidi. Studiando l’opera del maestro per emularne il genio, il ragazzo scopre infatti un terribile segreto, che gli permetterebbe di raggiungere sfumature di colore mai viste per la realizzazione della pelle delle sue modelle. In breve il giovane apprendista si ritrova a essere vittima e al contempo complice di una spirale di bugie e segreti sempre più intricata, che metterà in discussione tutta la sua vita.

Sullo sfondo di una Madrid impregnata di fervore artistico e untuosa religiosità si snoda la vicenda più cruenta che il mondo dell’arte abbia mai conosciuto.

Passi in corridoio. Qualcuno sta arrivando. Mi chiedo se mi daranno più cibo, Mi avvicino alla porta, ma rimango nell’ombra. Attraverso le sbarre scorgo un altro poveretto trasportato come un pacco nel lenzuolo. Questa volta però qualcosa ciondola fuori dalla stoffa. Un braccio dell’uomo è sfuggito alla maglia del drappo. Il pesante pacco viene adagiato sul pavimento del corridoio. Uno dei due incappucciati cerca di aprire la serratura che si è inceppata. Abbasso lo sguardo sulla vittima. Noto qualcosa. Un movimento impercettibile.

Recensione di “L’apprendista di Goya”:

Non so se avete capito ma mi sto appassionando agli storici in questo periodo quindi ve ne proporrò molti e molto diversi. Questo in particolare mi aveva attirato perché riusciva a combinare bene la storia con una note thriller (il mio genere preferito). Ho pensato che sarebbe stato proprio il massimo.

In questo libro si parla di un artista che ho imparato a conoscere di recente, poiché sembra essere avvolto da misteri che riguardano la sua stessa pittura, ma anche la sua morte. La cosa particolare di questo libro è che l’autore non viene descritto secondo il suo carattere e la sua visione, ma secondo quella che ha il suo apprendista di lui. Un parere del tutto estraneo che giudica il più grande artista spagnolo di quel tempo.

De L’apprendista di Goya mi è piaciuto molto questo punto di vista e mi è piaciuto il fatto che ad un certo punto Manuel viene coinvolto nella stessa pazzia del suo maestro tanto da diventare pazzo anche lui. Viene descritto come ragazzo umile e genuino e poi, la presenza costante di un elemento e di un carattere così estroverso e folle, sembra coinvolgerlo più di quanto lo stesso Manuel si sarebbe aspettato da se stesso. Ottimo personaggio davvero, anzi proprio il mio personaggio preferito.

Ero talmente eccitato all’idea di dipingere Soledad che avevo scavalcato del tutto il primo fondamentale passo. Il bozzetto! Uno schizzo disegnato e colorato che rappresentasse la prima impressione dell’insieme così come avrebbe dovuto risultare sulla tela dalle grandi dimensioni. Dovevo averne uno ben chiaro prima di iniziare il lavoro vero e proprio. Avevo letto da qualche parte che Tiziano, il famoso pittore veneziano, era solito ritornare addirittura più volte sul progetto, cosa che ha fatto presumere agli storici il grande valore che egli aveva attribuito a questa fase.

Ci sono state solo un paio di note dolenti: la prima che ho notato è stata proprio il fatto che le descrizioni della città fossero un po’ scarne. Non si riesce a capire se l’autrice sia stata davvero in quella città o se l’abbia descritta in modo proprio blando perché appunto non c’è mai stata. La seconda è stata un pezzo del finale della storia. Infatti questo particolare era, per me, così assurdo da risultare quasi surreale o buttato lì.

Chissà magari ad altri invece è piaciuto proprio questo dettaglio.

E voi che ne pensate? Lo avete letto? Commentate qui sotto 🙂

Troverete le altre recensioni sui blog

Libri al caffèLe mie ossessioni libroseLibrintavolaLetture a pois

Consigliati: storico –> La città delle streghe

su Goya –> Goya enigma

Ringrazio La Corte Editore per la copia omaggio.

September Monthly Recap ’19

September Monthly Recap ’19

Buongiorno a tutti cari lettori, come potete notare anche questo mese è finito. Ma ci pensate che solo un mese fa eravamo sulle nostre spiagge a rilassarci e a prendere il sole (e probabilmente anche qualche chilo) e adesso stiamo già pensando a cene di natale e capodanno e a panettoni? Io ancora non mi rassegno e ogni anno spero che dopo l’estate ritorni la primavera 😛

In questi mesi la mia vita è cambiata abbastanza: un nuovo lavoro, nuove abitudini e tante, davvero tante cose da programmare per i mesi futuri, tra cui traslochi e l’arrivo di una nipotina 🙂

In questo mese mi sono decisa a togliermi qualche lettura che avevo accumulato lì sul comodino (la pila non si è nemmeno dimezzata), ma almeno mi sono tolta qualche sfizio. E voi cosa avete letto di bello in questo ultimo mese d’estate?

Ecco a voi il mio Recap di questo mese 🙂

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Book Jumpers

Book Jumpers – Mechthild Glaser

Amy è una book jumpers. Amy Lennox, ha lasciato la Germania per passare le vacanze sull’isola scozzese dove è nata, e dove ancora vive sua nonna, nel castello di famiglia. Nonostante le proteste della madre di Amy la nonna rivela alla ragazzina che alla loro e a un’altra famiglia, la famiglia Mecalister, nel castello vicino è affidato un compito molto importante da secoli, ovvero impegnarsi a proteggere la letteratura. Per poterlo fare, sono dotati dall’età di cinque anni a quella di 25 della capacità di ‘saltare’ dentro ai libri per controllare che tutto si svolga per il verso giusto, con l’obbligo di non interferire con le trame.

È così che Amy conosce Will e Betsy, eredi dell’altra famiglia, e subito dimostra un gran talento nel rapporto con i libri. La trama è intervallata da frammenti di una fiaba bruciata per sbaglio secoli prima, i cui personaggi (una principessa, un cavaliere e due cortigiani), usciti dal mondo letterario, vivono tra gli uomini. Il cavaliere e i due cortigiani insegnano vestiti da monaci le regole per i nuovi eredi, mentre la principessa è scomparsa.

Verso la metà del romanzo iniziano i problemi, perché un misterioso ladro ha cominciato a rubare le idee che contraddistinguevano dieci libri, così comincia la ricerca, che non impiega molto per volgere alla soluzione.

Quando il giorno dopo a lezione saltai di nuovo nel Libro della Giungla, trovai Werther ad aspettarmi. Indossava un mantello di velluto rosso che gli arrivava al ginocchio e un cappello di foggia antiquata. Un rovo gli aveva lasciato spine in una calza di seta aprendogli una smagliatura. Quando arrivai stava appunto battagliando con la pianta per liberarsi.

Commento di “Book jumpers”:

Qual’è il sogno di ogni lettore accanito? Beh, quello di poter entrare nel proprio libro e partecipare alla storia, o anche solo vedere i nostri personaggi preferiti prendere vita davanti ai nostri occhi. E’ esattamente quello che Amy scopre di poter fare, con un compito molto importante però. Si lei potrà anche essere una book jumpers, ma il suo ruolo è quello di proteggere le storie e i suoi personaggi. Quanta invidia ho provato quando Amy ha potuto incontrare la mia adorata Lizzie e la sua famiglia, e poi il piccolo principe e mille altri personaggi.

Devo dire che la qualità della storia mi è piaciuta molto, credo non sia facile creare una storia di fantasia che piaccia, con un senso logico e dei personaggi adeguati che la possano portare avanti. Quindi premio molto l’immaginazione dell’autrice e la sua invettiva.

Ci sono giusto un paio di cose che non mi sono piaciute tanto. Come prima cosa, all’inizio l’ingresso dei personaggi secondari sembra buttata un po’ lì. Amy incontra per la prima volta nella sua vita la nonna e nessuna delle due pensa a farsi delle domande per conoscersi. La nonna non è nemmeno incuriosita di conoscere sua nipote, di cui viene a sapere solo al momento dell’arrivo della figlia. Nessuna domanda e nemmeno un’occasione per passare del tempo assieme. Tutto normale? Io avrei modificato leggermente la storia e magari avrei lasciato che fosse la nonna a raccontarle della loro storia familiare e che magari la aiutasse a capire cosa poteva fare del suo potere. In realtà la nonna c’è ma rimane sempre un po’ distante. E alla fine della nonna nessuna notizia.

Mi sembrava di avere appena chiuso gli occhi che già era mattina. La sveglia del cellulare mi strappò bruscamente dal sonno e in preda al mal di testa mi trascinai a fare colazione di sotto. Alexis mi accolse con un sorriso e non sfuggì al mio sguardo. Di colpo mi tornò in mente quanto mi aveva rivelato la sera prima.

Per quello accennato prima e altri dettagli mi è sembrato che tutto l’inizio della storia fosse un po’ frettolosa. Ci sono tante cose da dire e poche pagine, quindi all’inizio è stato buttato tutto lì nel pentolone.

E il secondo appunto che vorrei fare è stata la fine (che per ovvi motivi non vi racconterò). Mi limiterò a dire che a me non è piaciuta. Mi aspettavo davvero qualcosa di molto diverso. Sarà solo una questione di mio gusto personale? Può darsi, ma alla fine le recensioni sono molto soggettive.

Non mi sento comunque di sconsigliarlo del tutto. E’ pur sempre stato un bellissimo viaggio nella fantasia e nei sogni di tutti noi lettori.

Buona letture a tutti voi

Se ti piace questo genere ti consiglio: La bussola d’oro

Un caso speciale per la ghostwriter

Un caso speciale per la ghostwriter – Alice Basso

Per Vani le parole sono importanti e questa volta c’è un caso speciale per la ghostwriter da risolvere. Nel modo in cui una persona le sceglie o le usa, Vani sa leggere abitudini, indole, manie. E sa imitarlo. Infatti Vani è una ghostwriter: riempie le pagine bianche di scrittori di ogni genere con storie, articoli, saggi che sembrino scaturiti dalla loro penna. Una capacità innata che le ha permesso di affermarsi nel mondo dell’editoria, non senza un debito di gratitudine nei confronti dell’uomo che, per primo, ha intuito la sua bravura: Enrico Fuschi, il suo capo.

Non sempre i rapporti tra i due sono stati idilliaci, ma ora Vani, anche se non vorrebbe ammetterlo, è preoccupata per lui. Da quando si è lasciato sfuggire un progetto importantissimo non si è più fatto vivo: non risponde al telefono, non si presenta agli appuntamenti, nessuno sa dove sia. Enrico è sparito. Vani sa che può chiedere l’aiuto di una sola persona: il commissario Berganza.

Dopo tante indagini condotte fianco a fianco, Vani deve ammettere di sentirsi sempre più legata all’uomo che l’ha scelta come collaboratrice della polizia per il suo intuito infallibile. Insieme si mettono sulle tracce di Enrico. Tracce che li porteranno fino a Londra, tra le pagine senza tempo di Lewis Carroll e Arthur Conan Doyle. Passo dopo passo, i due scoprono che Enrico nasconde segreti che mai avrebbero immaginato e, soprattutto, che ha bisogno del loro aiuto. E non solo lui. Vani ha di fronte a sé un ultimo caso da risolvere e fra le mani, dalle unghie rigorosamente smaltate di viola, le vite di tutte le persone cui ha imparato a volere bene.

Come già detto, fra le altre cose oggi è giovedì. Il che di per sé non costituirebbe una gran notizia, essendoci ben cinquantadue giovedì in un anno. Se non fosse che il giovedì pomeriggio è una delle due parentesi settimanali durante le quali, da quattro mesi circa, alla mia testa è consentito distrarsi. Ascoltare voci diverse dal mio chiacchiericcio interiore, manifestare attenzione verso problemi squisitamente mondani. Il giovedì pomeriggio, come il lunedì pomeriggio, vado infatti a trovare Irma, la mia amica ottantaduenne.

Commento di “Un caso speciale per la ghostwriter”:

Ed eccoci qui alla fine di questa serie. Con un misto di tristezza e malinconia anche io oggi saluto l’ultimo capitolo di questa serie che ormai seguo da cinque anni, forse qualcosa in meno perché l’ho conosciuto più tardi rispetto alle sue uscite. Complice una rubrica e il blog di Chiara, dalla quale avrei dovuto scegliere, mi sono fatta convincere a chiudere la serie. Forse una delle prime che concludo, anche perché mi mette sempre un po’ di tristezza. Con “Un caso speciale per la nostra ghostwriter”, da oggi dovrò salutare la mia “dolce” Vani, e il mio amato Romeo, da tutti conosciuto come Berganza.

Ma sarò davvero pronta a salutarli?

Vani è la solita ragazza cinica e in lei mi sono sempre riconosciuta. Come lei non sopporto le persone (o almeno buona parte) e una vita in solitaria su un’isola deserta mi affascina molto. Ma di qualcosa si deve pur vivere. Ovviamente in comune abbiamo anche la stessa passione per i libri e per la lettura. Magari però sapessi scrivere come lei :). Berganza è quel genere di uomo che tutte cerchiamo (o almeno buona parte, quella che mi piace solitamente). Istruito, con un forte intuito, che sa affascinarti ma soprattutto che ti accetta per quella che sei, anche se cinica e terribilmente sincera con il mondo esterno.

Sono seduta accanto al commissario, nella sua macchina, mentre lui guida lungo corso Francia, quando il mio cellulare emette due suoni quasi contemporaneamente. Come fanno gli smartphone quando ricevono insieme un’e-mail e un messaggio: un avviso sonoro si fonde nell’altro e quello che ne risulta è una cacofonia delle peggiori, come se un gatto avesse camminato su un sintetizzatore.

In questo ultimo capitolo, stranamente, non si vede nessun libro particolare affidato a Vani, ma in realtà si trova a dover risolvere un caso reale. Il suo capo Fuschi è scomparso dopo aver “abbandonato” il suo lavoro in tronco solo per difenderla. Questo ha sconvolto molto Vani che era convinta che al suo capo fregasse di lei quanto a lei di salvare il mondo intero dall’ignoranza. Per questo si lancia alla sua disperata ricerca, speranzosa in cuor suo che Enrico non abbia commesso un terribile gesto. La sua ricerca si trasforma in qualcosa di più difficile di quanto vani avesse immaginato, e le sue intuizioni vengono meno fino a che l’ultima idea sembra funzionare alla grande. Ora non resta che rendere ad Enrico pan per focaccia.

E’ stato davvero strano leggere questo ultimo capitolo (soprattutto sapendolo tale) forse ci si aspetta un’uscita con fuochi d’artificio dal primo capitolo in poi con colpi di scena a iosa. Invece il tutto inizia molto mestamente con la ricerca di Enrico come argomento principale e tutti i colpi di scena sembrano passare in secondo piano, ma alla fine eccoli. Arrivano i fuochi d’artificio ed esplodono tutti insieme nell’ultimo capitolo.

Una vera e propria sorpresa. Ed è stato davvero bello poter finire così in bellezza con un finale aperto ad ogni immaginazione.

Siete ancora qui? 😉 Direi che vi tocca finire o, se non l’avete ancora fatto, iniziare del tutto la serie.

Buona letture misteriose a voi!!!

Vuoi leggere i primi quattro libri della serie? Eccoli: L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Scrivere è un mestiere pericoloso, Non ditelo allo scrittore e La scrittrice del mistero.

La piccola libreria di Venezia

La piccola libreria di Venezia – Cinzia Giorgio

Margherita ha un dono: sa consigliare a ogni persona il libro giusto. È per questo che, delusa dalla fine della sua storia d’amore, lascia Parigi e torna a Venezia, con l’intenzione di aprire una libreria nella bottega d’antiquariato appartenuta al padre. Poco prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, rovistando tra vecchie carte, Margherita trova, incastrata in fondo a un cassetto, una foto che ritrae una giovane donna.

“Per Anselmo, il mio grande amore”, recita la dedica sul retro, che riporta anche data e luogo: aprile 1945, Borgo degli Albizi, Firenze. Margherita nota con stupore che la ragazza ha al collo un ciondolo identico a quello che le ha lasciato suo zio Anselmo. Com’è possibile? Quel ciondolo è un pezzo unico, non può trattarsi di una copia. Incuriosita dalla scoperta, decide di indagare e parte per Firenze. La sua piccola ricerca la conduce in una libreria, la cui proprietaria è la figlia di Emma, proprio la donna della foto.

Ma in quel luogo Margherita conosce anche qualcun altro: Fulvio, uno scrittore un tempo famoso, che non pubblica da anni e che nasconde un mistero nel suo passato.

Un espositore al centro dell’ambiente più ampio, vicino alla vetrina principale, era riservato alle novità, mentre su quello accanto c’era la “selezione della libreria”, così come recitava la scritta racchiusa in una bella cornice indiana, decorata con specchietti di varie dimensioni che formavano colorati arabeschi. Incuriosita dai gusti delle libraie, Margherita cominciò a spulciare fra i titoli, prendendo ogni tanto un libro, per rigirarselo tra le mani e leggerne la trama. Si trattava per lo più di classici e di saggi femministi. Sorrise.

Commento di “La piccola libreria di Venezia”:

Non avevo mai letto nulla di questa autrice e mi aveva attratto molto la copertina al momento dell’acquisto. Complica la rubrica Questa volta leggo creata daChiara e Dolci ho dovuto scegliere di comprare un libro che avrei letto sulla spiaggia, e cosa è meglio di un libro leggero e con qualche storia romance?

Ho cercato di uscire dalla mia zona di confort, poiché io non leggo proprio questo genere e infatti avrei dovuto ascoltarmi di più. La scrittura dell’autrice in realtà non è male: i termini sono semplici e le descrizioni chiare che ti fanno rivivere i momenti. Quello che però non traspare è per la quale proprio questo libro non mi è piaciuto è stata la descrizione dei sentimenti. Infatti questi ultimi dovrebbero essere descritti con scene e invece qui vengono solo dichiarati, tipo: “Margherita si era innamorata”. Questo non mi ha fatto entrare per nulla in sintonia con il personaggio.

Inoltre la storia nel suo complesso è quasi assurda: la protagonista, infatti, nel giro di qualche giorno si innamora perdutamente di un uomo che non conosce nel giro di un paio d’ore nella quale sono stati assieme. Già questo è assurdo. Aggiungiamoci poi il fatto che lui non viene minimamente descritto, in più nessuno dei due parla all’altro di sé. Di che cosa si sono innamorati questi due? E per finire Margherita vive una storia molto conflittuale con la madre. Questo viene menzionato un paio di volte in mezzo alla storia ma non spiegato, né risolto, né fatto capire. Allora che senso ha avuto aggiungere questo dettaglio nel libro?

Alla fine di questo libro mi sono rimaste tante domande e tanti dubbi e la storia, a ripensarci ora, mi sembra ancora del tutto assurda. Bisogna leggerlo per credere (ahahah). Mi dispiace ma viene bocciato. Non so se riuscirò a dare un’altra possibilità all’autrice, ma giuro che ci proverò.

Buona lettura a tutti voi!

Il giardino Segreto

Il giardino segreto – Frances Hodgson Burnett

Mary Lennox è una bambina di 10 anni nata in India da genitori inglesi, che non si sono mai presi cura di lei e non le hanno mai mostrato neanche un po’ di amore. Di conseguenza la bambina cresce viziata ed egoista. Dopo la perdita di entrambi i genitori, Mary viene affidata alle cure di un ricco zio vedovo, il signor Archibald Craven, che vive in Inghilterra.

Durante una delle sue esplorazioni nel parco, Mary trova in una buca la chiave del giardino e più tardi ne scopre la porta di ingresso, nascosta dall’edera. Il giardino, invaso dalle erbacce negli anni, ha bisogno di cure, e Mary chiede aiuto a Dickon, fratello dodicenne di Martha. Dickon è un ragazzino gentile, profondamente affezionato alla natura e in grado di capire il linguaggio degli animali.  Promette a Mary di non confidare a nessuno la scoperta riguardante il giardino.

Una notte Mary sente di nuovo il pianto misterioso. Seguendolo per cercare di capire da dove venga, con sua grande sorpresa Mary scopre in una stanza un bambino della sua età. I due scoprono di essere cugini. Il bambino, di nome Colin Craven, è figlio dello zio Archibald, orfano di madre e allettato perché ritenuto sofferente di un problema non specificato alla colonna vertebrale. Colin è un bambino viziato, prepotente, ipocondriaco, fermamente convinto di dover diventare gobbo come suo padre e di dover morire nel giro di poco tempo.

Però prende in simpatia Mary, la quale lo va a trovare tutti i giorni della settimana e lo distrae raccontandogli storie che parlano dell’India, di Dickon, dei suoi animali e del giardino segreto. Mary, convinta che il cugino non sia ammalato ma abbia solo bisogno di aria fresca e di esercizio fisico, tenta di far nascere in Colin il desiderio di uscire dalla sua stanza e confidandogli di avere accesso al misterioso giardino segreto.

Commento di ” Il giardino segreto”:

Ho scelto di leggere questo libro perché da piccola mi piaceva tantissimo il cartone che né avevano fatto. Leggendolo però ho capito che forse da piccina mi sono persa le letture di un sacco di classici per bambini.

Inizialmente, devo ammettere che l’ascolto di questo libro mi stava risultando un po’ noioso. La sua partenza è davvero lenta e Mary è davvero antipatica, cosa che non ricordavo dal cartone. Questo dovuto dal fatto che nessuno l’abbia mai cresciuta come si deve e cresce quindi viziata e arrogante, una bimba che pretende tutto da tutti, persino che la si vesta. Quando però i genitori muoiono a causa di un’epidemia lei si ritrova improvvisamente in Inghilterra affidata ad uno zio.

Da questo momento Mary inizia ad essere una persona diversa e a capire che essere scontrosa non è una soluzione giusta in questo nuovo mondo. Vagando per il giardino della tenuta, Mary viene a conoscenza di un giardino segreto, chiuso da anni. Da questo momento per lei inizia una nuova avventura insieme al suo amico Dickon e al cugino malato Colin.

Questo è sicuramente uno di quei libri che mi piacerebbe leggere ai miei figli: pieni di avventure e di insegnamenti impliciti che sicuramente li farà crescere sulla buona strada. Il libro mi è piaciuto abbastanza, mi ripeto dicendo che l’inizio è stato un po’ lento, ma per il resto le avventure di questi tre ragazzi sono state davvero piacevoli.

Forse come lettura è un po’ al di fuori della mia età, ma penso che i classici siano intramontabili è che ogni momento sia quello giusto per leggerli e apprendere.

Perché non provato anche voi a leggerlo e mi fate sapere cosa ne pensate?

Buona lettura a tutti voi!

Se vuoi un consiglio per un altro libro da ragazzi, eccolo qui: Il mago di Oz.

 

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