Uccidi il male –  Davide Simon Mazzoli

Sono trascorsi undici anni da quando il Profeta dell’Apocalisse, il serial killer che aveva terrorizzato Milano, ha colpito l’ultima volta uccidendo la moglie e il figlioletto del commissario Alexander Wolf, dopo averli sottoposti a torture indicibili, facendosi aiutare dai suoi Cavalieri. Da quella notte tutto è cambiato.

Dopo essere stato deposto dal suo ruolo, per aver ucciso a sangue freddo uno dei Cavalieri e aver scontato un periodo di reclusione, Wolf si trasferisce nella sua villa di Varenna insieme alla figlia Vera: una ragazza ventisettenne, nata da una relazione giovanile.

Anche se non è più un poliziotto, Alexander continua a collaborare segretamente con il suo ex collega e amico Giorgio Alborghetti, aiutandolo nelle indagini grazie ad alcune sue doti particolari. Ma l’incubo, che sembrava ormai sopito, ritorna all’improvviso per trascinarlo di nuovo all’inferno. Una mattina, rincasando da una nottata con Alborghetti, Alexander trova sul tavolo della sala da pranzo una lettera del Profeta dell’Apocalisse.

Il folle è tornato e una sanguinosa caccia all’uomo ha inizio: il baratro sembra non avere fondo e una scia di morte e dolore rivelerà verità insospettabili che nessuno avrebbe mail voluto sapere.

Recensione di “Uccidi il male”:

Uccidi il male è uno di quei libri che ti rimane sotto la pelle. Una novità della CE La corte Editore, questo autore mi ha davvero sorpreso per la sua scrittura. I gialli normalmente vengono scritti in maniera semplice e colloquiale. Invece Mazzoli utilizza un linguaggio leggermente più ricercato che risulta molto più gradevole a chi di gialli ne legge in continuazione come me. Ho apprezzato davvero molto questa ricercatezza nel linguaggio e anche nelle descrizioni di un paesaggio tutto italiano e inusuale. La città, le montagne, il mare, ma in Italia del nord siamo pieni anche di paesaggi meravigliosi che si affacciano sul lago.

I personaggi sono caratterizzati molto bene e risultano fin da subito credibili nelle loro vesti. Alezander, un uomo con un passato doloroso alle spalle tanto da riuscire a dimenticarlo (anche se solo per qualche ora) solo con l’aiuto dell’alcool. Vera, invece, ha vissuto nella sofferenza di sua madre, che ha amato fino all’ultimo il padre di Vera, Alexander, tanto da lasciarlo libero di vivere la vita che voleva ma nello stargli comunque accanto come ha potuto. Alborghetti è stato il mio personaggio preferito: uno di quei “buoni” che sanno andare contro tutto e tutti per far valere la giustizia. Forse troppo buono in questo e poco credibile? Sarà anche così, ma io mi ci rivedo molto.

Qui Alexander viene ri-catapultato nel suo passato più doloroso, la morte di sua moglie e di suo figlio per mano di una setta che si era trovato a fronteggiare in qualità di forza dell’ordine e per la quale aveva perso tutto: famiglia e carriera. Il linguaggio e le descrizioni degli omicidi sono molto crude e a volte difficili da leggere e in questo sta anche la bravura dell’autore.

Il finale è risultato parecchio scontato poiché, ormai si sa, i colpevoli vengono quasi sempre trovati all’interno della cerchia dei personaggi descritti nel corso del testo e si da il caso che qui i colpevoli siano due e i personaggi descritti cinque di cui tre protagonisti, chi sarà mai il colpevole di tutto?

Libri consigliati: I delitti della gazza ladra, Ogni giorno ha il suo male.