Sotto la porta dei sussurri – T. J. Klune

Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto.

E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad “attraversare”, Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto.

Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.

Recensione di “Sotto la porta dei sussurri”:

Dopo averne sentito parlare da ogni parte mi sono decisa e ho voluto anch’io provare a leggere qualcosa di quest’autore. Forse avrei dovuto iniziare da La casa sul mare celeste – che vi prometto leggero presto.

Il primo approccio è stato particolare: la scrittura dell’autore è molto bella, incalzante e lineare. Sa fare delle ottime descrizioni e lo show don’t tell è esplicato in modo perfetto. La cosa che non mi ha convinta del tutto qui è stata proprio la storia, che a mio parere è stata un po’ lasciata al caso e non resa unica nel suo genere. Ho trovato infatti che la storia non avesse lo stesso ritmo incalzante è pieno di fascino come la scrittura dell’autore e la cosa mi è dispiaciuta e non poco.

Il protagonista, un avvocato senza scrupoli e dedito solo al suo lavoro, a causa di un infarto muore e si ritrova in una sorta di limbo (una caffetteria gestita da Hugo, il traghettatore). Qui Wallace inizia a capire tante cose della propria vita appena passata e di aver mancato tanto nel suo comportamento verso gli altri, ma come?! Così da un giorno all’altro. Non c’è un crescendo, non esiste epifania. Solamente un giorno si sveglia e si rende conto che è stato un vero e proprio st****o con le persone che gli hanno voluto bene. Troppo perbenismo non giustificato da una crescita personale del protagonista.

Bella l’idea di aiutare le anime perdute, ma anche qui trovo sbagliata la parola che viene usata per identificarli. Gusci. Avrei scelto un termine tipo Ombre, Presenze, etc. Ma guaco proprio non mi da l’idea di che cosa possano essere.

Se vogliamo anche parlare del finale, facciamolo ma anche qui posso spendere ben poche belle parole. Scontato è ciò che mi viene in mente e questa secondo me è stata la pecca maggiore. Far finire bene la storia poteva anche starci ma così è stato davvero troppo. Non coerente, assolutamente non credibile, quando con un poco di immaginazione in più si poteva pensare ad un finale simile ma d’effetto.

Perdono l’autore per la sua scrittura magnetica, ma soprattutto per il fatto che questo libro gli è servito per metabolizzare un dolore immenso che ha dovuto affrontare poco prima della stesura di questo romanzo.